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s'è

Categoria: Uncategorised Pubblicato: Giovedì, 18 Aprile 2013

S'è dell'Uomo,

s'è di Nazareth

di Laura Madonna

Lecce, 16 aprile 2013

opera dell'Artista Lucio ConversanoSono cultrice in campo autobiografico, ho dunque acquisito una propensione ad indagare tra le pieghe del tempo per riconoscere quanto alimenta il pensiero dell’ uomo contemporaneo, oltre la fretta del vivere, l’oblio del sé e la competitività che connotano la nostra società.

E’ piuttosto insolito, controcorrente, che un uomo intraprenda un itinerario nella propria interiorità, che si renda disponibile a svelarsi, che accetti di rivalutare le proprie certezze in un gesto di coraggio e di umiltà, per questa ragione il testo mi è sembrato particolarmente interessante.

 Eterni Peter Pan o Narcisi, gli uomini solitamente non vogliono sapere “chi” sono.

L’interiorità, intesa come attitudine alla religiosità, a pensare, a custodire intimità, a valorizzare la memoria e la coscienza è sessuata e mutante, la scrittura in particolare e sovente l’arte sono i veicoli privilegiati per svolgere un’indagine introspettiva e per avvicinarsi al “senso”: 

 

                                        “ Il rischio di ogni scrivere è l’essere”!

Non a caso Pessoa definì l’interiorità come il luogo più misterioso e indecifrabile!

L’ introspezione è più femminile che maschile, eppure il libro di Francesco Pasca è un’autobiografia dell’anima. Le sue pagine nascono dalle viscere di un vulcano in eruzione, sono materia incandescente che diventa segno e forma grazie alla scrittura, che nel linguaggio singlottico trova l’unico possibile compromesso tra pensiero, storia e risposte. 

“Scrivere viene sempre e comunque dal sé ed “E’”, appartiene alle infinite realtà del chiunque……In un Ardere di parole”

“Nel vagabondare della parola vi sono gli impeti delle correnti a determinare l’errore....L’atto tramutato in segno non sarà la semplice trascrizione di un fatto, ma di un itinere, del disegnabile e del perseguibile”…

Il tema del “probabile” pervade il testo, che termina con una domanda profonda quanto una voragine: “ chi ha scritto, avrà veduto”? L’autore si rivolge a se stesso, che ha avuto “il dono del pensare e dello scrivere”.

Pensiero e scrittura nascono con l’ uomo, sono gli strumenti di cui nel cammino dell’umanità questi si è dotato -è stato dotato-per disegnare la propria mappa esistenziale, per dare un ordine alle sue domande, per decifrare il proprio tempo attraverso l’ascolto di chi lo ha preceduto ed ha raccontato la “sua” Storia. Così fu per gli evangelisti, non solo per i quattro riconosciuti dalla Chiesa: vengono presi in considerazione anche i Vangeli apocrifi di Tommaso e di Filippo.

Nel condurre quest’indagine a ritroso nel tempo, l’autore ripercorre importanti testi sapienziali spesso condividendone il punto di vista ma anche, nel cercare di definire il Tempo, discostandosene. In Qohèlet leggiamo di un tempo che consegna l’uomo ad un’ attesa statica in cui è negato il senso del “possibile”, mentre per l’autore il tempo è circolare, asseconda l’armonica ciclicità delle stagioni.

Il libro narra di un viaggio dalla Terra Concessa ad una probabile Terra Promessa: è la metafora di un pellegrinaggio, ossia del percorso di chi cerca e vuole trovare e sperimenta il turbamento, lo stupore, il tentativo di dominare. Attraverso mari e ponti su cui non si può edificare dimora, in una tensione verso il Dare, il Cercare, l’Essere, supera il Dire, il Fare, inizia il sofferto viaggio verso l’ “’ Origine”. Siamo di fronte al racconto lirico della tragicità del vivere: il suono è quello di un’ arpa, l’unica compagnia quella della dolce Thea, lasciati “ad altri il chi, il perché delle cose” (pg. 16, 17, 85, 89).

L’autore si avvale di alcune delle metafore per eccellenza quando si affronta una ricerca esistenziale: il mare e il bosco (pg. 27-28-29-30; 109), il cielo in cui una luna nascente è “mollemente curvata come culla”.

L’esito della trattazione è un delirante invito alla libertà, ad abbattere i muri per fare dello spazio “il contenitore di altro spazio, lo spartito più grande su cui ricordare-scrivere i vostri suoni e nomi”!

Uno spartito in cui la Donna viene sublimata e assurge al ruolo di contemporanea affascinante Maria di Magdala (pg. 111-112)

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