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il muro

Categoria: Uncategorised Pubblicato: Venerdì, 06 Novembre 2009

Quanto costa abbattere un muro? 

Ovvero, "I Muri” si possono abbattere!?

 

di Franceco Pasca

 

Quell’iniziale linea ideale iniziò a prendere il nome di "protezione". Il collettivismo comunista in agricoltura così come nell’industria ed anche nel commercio, disperse le risorse del proprio fabbisogno economico e provocò in pochi mesi l’Esodo.

Centosessantasei chilometri di lunghezza e quattro metri di altezza, questi i numeri che s’aggiunsero al numero di 200, le persone uccise mentre cercavano di fuggire da Berlino Est per l'Ovest.  Centonovantadue le strade di Berlino che furono tagliate, divise da quel “muro”. Da quel momento, “varcare” fu impresa impossibile, rischiosa. I poliziotti (Vopos) di guardia faranno la loro ultima vittima il 6 febbraio del 1989, è Chris Gueffroy. Tutto accadeva nella mattinata del 13 agosto 1961.  Un’apparente e quasi insignificante linea irta di spine s’andava a srotolare lentamente e separava  i settori occidentali e sovietici. Poco dopo, quasi a ricordare un’altra storia, si tracciò silenziosamente quello che poi divenne sussulto. Il ” Muro della Cina” così venne chiamato, poi, su decisione di Walter Ulbricht ed Erich Honecker. L'Armata rossa, da quel momento, controllerà i suoi assi viari strategici. All’accadere di ciò, il Muro non fu più quell’eufemistica “protezione”. Fu come se, improvvisamente, avesse chiuso non solo fisicamente un territorio, ma qualsiasi speranza. Quel Non-Varco inizierà a sommare numeri mai definiti, vite di persone segnate tra due date 1961 e 1989. Ad accelerare la costruzione di quel muro, il Berliner Mauer,  contribuirà, la storia lo insegna ed è sempre accaduto, il fattore economico, poi sarà tutto il resto. La situazione diverrà insostenibile. Da quel paradiso socialista una fiumana di 160mila varcherà quella linea ideale non ancora marcata. Il regime di Walter Ulbricht, è lo stesso  Walter Ulbricht ad affannarsi  in quel 15 di giugno del '61, con una conferenza stampa internazionale, a smentire la possibilità di una divisione della Germania.

Queste le sue dichiarazioni: "Ho sentito anch'io questi pettegolezzi, sono falsi. Nessuno ha intenzione di farlo" […] I muratori della nostra capitale sono essenzialmente occupati alla costruzione di alloggi. Nessuno ha l'intenzione di costruire un Muro...

Dall’America intanto giungerà la prima corale disapprovazione con: “SIAMO TUTTI BERLINESI”
Tutti gli uomini liberi, ovunque si trovino, sono cittadini di Berlino. Come uomo libero, quindi, mi vanto di dire: Ich bin ein Berliner”(John Fitzgerald Kennedy)

Ma la Storia non è mai immobile, si scrive, si cancella e si riscrive, ci incalza. Davanti al graffito di Leonid Brežnev ed Erich Honecker che si baciano, e, la cui scritta in alto, con linguaggio grafico cirillico e con un rincorrersi simbolico delle seguenti parole: "Signore! Aiutami a sopravvivere a questo amore letale", nel novembre del 1989, la Germania conosce una rivolta senza precedenti dall'ultimo sollevamento operaio del 17 giugno 1953. Giungerà la prima dichiarazione: «Le persone che desiderano partire definitivamente si possono presentare a tutti i posti di frontiera tra Ddr e Germania federale o a Berlino ovest […] A quanto mi risulta la nuova legge vale da subito, da ora». Così Guenter Schabowski, portavoce del Politburo tedesco-orientale decretava l’inizio. É il 9 novembre 1989, ed è fuga e rabbia. Fu Gorbaciov a chiedere per  la popolazione ulteriori libertà e riforme. Fu Gorbaciov ad agitarsi nei confronti di un muto regime staliniano. Il 9 novembre 1989, il Consiglio dei Ministri della RDT decise l'apertura del Muro di Berlino e delle frontiere. Nell'euforia generale, migliaia di Berlinesi delle due parti della città si trovarono sul Muro per celebrare la fine di 28 anni di separazione. Quest'evento segnerà l'inizio del crollo del regime Est tedesco. Il sistema Socialista è ormai imploso e permetterà la riunificazione della Germania, siamo nel giorno del 3 ottobre 1990.

Oggi quel muro, simbolo della Guerra Fredda e della politica della Cortina di Ferro, ha l’obbligo di rappresentare il simbolo della Speranza.  Un’evoluzione della politica mondiale come necessità indispensabile per la coesistenza pacifica fra i popoli. Ma i “muri” si sa sono come le parole non finiscono mai. Assistiamo ancora alla nuova muraglia, anche questa è sorta in sordina ed è invece incombente come quella di ieri e di sempre.

La barriera di separazione israeliana, detta anche “Israeli West Bank barrier”, è anch’essa ancora una volta il “sistema”.  Anch’essa, come ieri, per smussarne la tragicità, si fa chiamare eufemisticamente chiusura di sicurezza o security fence. Anche qui, scopo di sempre, è l’ufficialità dei sistemi che si nasconde con il termine “intrusione”. Ci dicono che sono i terroristi palestinesi gli “intrusi”. Anche questa barriera ha i suoi numeri. Il suo tracciato è di circa 700 km e di altrettanti numeri umani. Sebbene controverso il suo disegno, quel confine, viene sempre e comunque ridisegnato dalle pressioni internazionali. L’elettronica in alcuni casi ha preso il posto del cemento. I souvenir di domani, i pezzi di questo muro, saranno forse i microchip di oggi?

Questa seconda barriera è muro della vergogna. Con quest’appellativo si denuncia ancora una volta il più alto degli attentati. Altrettanto terroristico è il risultato. É quello più ignobile, è quello contro i diritti umani. Deve avere il nome di vergogna perché è: “annessione consapevole dei territori palestinesi”. Anche qui è l’economia che sta impegnando risorse considerevoli per realizzare questo progetto. V’è stato l’impegno di una giornata "memorabile" a Betlemme. il Papa ha espresso solidarietà ai palestinesi esprimendosi con queste parole e riconoscendo:  "che hanno perduto così tanto", e quel muro lo ha definito "tragico". Del bel suono all’inglese “Israeli West Bank barrier” ha altresì detto: "Incombente su di noi, mentre siamo riuniti qui è la dura consapevolezza del punto morto a cui sembrano giunti i contatti tra israeliani e palestinesi, il muro. In un mondo in cui le frontiere vengono sempre più aperte […] è tragico vedere che vengono tuttora eretti dei muri […] è necessario grande coraggio se si vuole contrastare il bisogno di vendetta, se si vuole che finiscano le ostilità che hanno causato l'erezione di questo muro".

Vorrei ritrovarmi come in quel 9 di novembre del 1989, alle sette di sera, dopo lo “scoppio” di una festa spontanea alla porta di Branderburgo e nella Kurfürstendamm, quando seduti su quel muro con un ombrello aperto eravamo tutti lì a ripararci dagli idranti dei poliziotti. Sarebbe bello!

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