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RADICI
Radici, ragioni di un individuare.
(Lucio Conversano nel frantoio ipogeo di Borgagne)
di Francesco Pasca
Scrive Lucio Conversano, organizzatore e animatore della COLLETTIVA RADICI per BorgoInFesta presso il Frantoio ipogeo di palazzo Sciurti e nel cortile adiacente a BORGAGNE (LE): «L’arte contemporanea trova spazi nuovi. Profondi. Si rinnova scrutando le cavità dove si raccoglie in ampie bolle ipotetiche l’acqua purissima della tradizione. Svuota l’anima dalle ansie e si esprime talvolta con lentissimi battiti, anche se con ritmi convulsi, altrove […] Un tempo DURISSIMO … non bello come s’immagina … impercettibilmente PANE sotto la neve, che arcigne madri salentine donano. Madri mai dolci, solo madri e forse talvolta silenziosissime amanti delle paiare.»
Logos
L'Altra scrittura
di Francesco Aprile
s'è
S'è dell'Uomo,
s'è di Nazareth
di Laura Madonna
Lecce, 16 aprile 2013
Sono cultrice in campo autobiografico, ho dunque acquisito una propensione ad indagare tra le pieghe del tempo per riconoscere quanto alimenta il pensiero dell’ uomo contemporaneo, oltre la fretta del vivere, l’oblio del sé e la competitività che connotano la nostra società.
E’ piuttosto insolito, controcorrente, che un uomo intraprenda un itinerario nella propria interiorità, che si renda disponibile a svelarsi, che accetti di rivalutare le proprie certezze in un gesto di coraggio e di umiltà, per questa ragione il testo mi è sembrato particolarmente interessante.
Eterni Peter Pan o Narcisi, gli uomini solitamente non vogliono sapere “chi” sono.
L’interiorità, intesa come attitudine alla religiosità, a pensare, a custodire intimità, a valorizzare la memoria e la coscienza è sessuata e mutante, la scrittura in particolare e sovente l’arte sono i veicoli privilegiati per svolgere un’indagine introspettiva e per avvicinarsi al “senso”:
la pietra di carta
La pietra di carta
Tempo fa scrivevo ad un amico:
“come ben sai non ho molto da fare. Ora che è estate ozio guardando il mare. Non godo del mare, o meglio, mi piace il mare come lo era da me vissuto una volta quando m’appariva tanto dinamico e utile quanto il mio mulinare o, per ancora meglio dire, quanto lo era il vortice che riusciva ad adattarsi a quel mare.
Roba d’altri tempi. Oggi mi accontento di guardarlo con la diffidenza di chi non ricorda e non più riconosce.
Quindi, eccomi qui a scrivere che è come oziare.