Parole Sparse - cinque
E si affaccia il governo dell'anno ed è inizio del terzo millennio. Tutto affiora fitto fitto con corazza di frutto ancora acerbo e quel piccolo principe goloso si affretta.
Consapevole, si interroga e dice...
“ Facile è leggere il cielo se trascorso da uccelli via via colorati dal bianco e dal nero. Meno facile è interpretarne il volo. Facile è cogliere e rubare parole come frutti maturi. Difficilissimo è decidere se volere o chiedere. Conosco l'unico artefice del mio destino ? ”
Ancora una volta la gerarchia dei valori visivi hanno preso il sopravvento, i pensieri che segnano l'anno non hanno più avvicendamenti. Il piccolo principe vuole disperatamente amare la sua donna e volgendosi al freddo cielo di marzo vede...
trascorsi
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Uccelli migranti veloci filastrocche d'ali su trascorsi battenti di destini segnati magari sognati
desiderio dolce di richiesta di pace e... di donna.
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sestante
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La mia anima appare; m'affiora alla mente gorgoglia. E' segno d'arco, ammiccato, spazio di mente colmato, approdo fiorito. E' compasso dai tratti incurvati; e sono bianche, fresche gambe d' oceani, e di sole. Infinito, sognato, levigato è lo spazio, e corrono dita e segnano albe e rincorrono i tocchi e cercano mani e fermano i passi. Già fievole nube, ora, è nube di sete e il sestante è puntato. Si rincorrono i passi, saltellano i tocchi su umide labbra di mare. Ora, deboli sussulti di sete, Ora, forti richiami. Ora, ancora più forti, risalgono sicuri, s’ accendono, scuotono, come esplosivi alti vulcani.
Ora sono galassie lontane. Il Sestante è puntato e...vorresti tornare.
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E vede, nel tempo, creature malvagie simili a Gorgoni che con gli occhi degli altri pietrificano le sue difese, e , come in un'antica saga irlandese quattro uomini sollevano le altrui palpebre, e , come con cieca fortuna si distribuiscono i doni.
Francesco Pasca acrilico su tela occhi
E vede, infine, la sua linfa chiara che appare al pari della conoscenza e per incanto la ragione appare ai suo occhi, come...
occhi
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Primavere sospese nel tempo come iridi di pesco bagnate di fresca rugiada.
Ovali perfetti segni dell'anima come virgole dolci al cielo rivolte.
Archi sottili volte di cielo come fondali di Spiagge sognate.
Cristalli di mare luoghi infiniti come calde lacrime oggi segnate.
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Francesco Pasca –acrilico- egoestetico
Oggi è nella sua casa, centro vitale di uomo divenuto stanziale, orientamento cosmico, dimora fissa e permanente, punto di incontro di feste e riti comuni, monumento di alleanze. Lui stesso è la casa è donna e madre è rito sessuale, sogno ordinato, e scrive di...
Pietra rozza
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È rozza la mia casa e come roccia di cielo consacrata a tempio è immobile, infissa saldamente, e come Menhir è ricordo di simbolo fallico della mia esistenza. È Roccia di cielo sibilo mattutino ed estivo, caduto da Fosforo, soglia diurna, voluta dalla Bilancia, soglia notturna, voluta dal Toro. È dolce, è sensuale e materna e come piccolo benefattore con ali di seta costringe all'amore. È luogo d'incontro è logica idea di madre e antenata.
Del nodo di Gordio È tagliente vento del Nord.
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Francesco Pasca –acrilico- Metropolis
a cena (in casa di amici)
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Occhi golosi, nascosti, furtivi. Foglie danzanti, mani impazienti per cibi fumanti; ricamati ricordi, ribollenti, scottanti.
Soste allegre su stoffa piegata, Amici chiassosi, voglia appena bagnata.
Sguardi pensosi e affanni lasciati,
cristalli di sale dal mare creati.
Umori preziosi, le ore , bandite; ora cercate, disposte, scandite.
Danzano i gusti, i ferri, incrociati, sono segnati da gesti impacciati.
La tavola è vuota ne vedo la fine, restano voglie... Solo, genuine.
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Massimo Pasca - disegno su carta pianto 2
Massimo Pasca -acrilico- pietà
e, come il caos cacciato dalla luce ecco ricacciare la morte nell'oscurità originaria, nei confini della conoscenza immediata dove il Principio ostile ma presente è anche Principio complementare e come per un dio tutti esultano per quanto è stato prodigo il suo tempo.
E scrive di un vestito di luce regalato dal Giudice della Verità.
Quel “piccolo principe” di cui parlo ha voluto essere buono, ha tentato di riscattare le sue angosce, continua a servirsi di colori, di suoni, di poesie come ballate in boschi pietrificati dove logica, senso e non senso sono la sua linfa vitale. Ma…
Non più
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Fonti antiche solcano; accendono il primo dei pianti. Mani tese, cercano, succhiano, spremono rosoni di miele. Membra indifese. Vitali speranze, vagiti, sorrisi. Son fili esili e tesi di ragno ed Il cielo li strappa. Non più. Son nulle speranze, già accese, spezzate. Triste ma dolce è il passato; ora s‘attende che scorra. E Fonti Antiche solcano;
è attesa di ritornargli vicino.
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11 settembre acrilico Massimo Pasca
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