Gli Organismi dipendenti
Gli or(G)anismi dipendenti, ovvero dell'Uni-Verso del Potere.
di Francesco Pasca
In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia torna in auge il "Grande Architetto dell'Universo", per certi versi verrebbe da scrivere automaticamente: “Grande Fratello”, il voyeur della Storia, ma, non volendo fare dell’ironia, è del costruttore della Storia che cercherò di occuparmi. Non ultimo, di quest’artifizio, se ne trova riferimento nel libro di Umberto Eco “il cimitero di Praga”.
Ho appena “digerito” il suo contenuto ed ecco qui fra le mani il saggio di Vito Mancuso anch’esso appena concluso, letto. Il titolo è stato accattivante tanto da depredarlo non appena ne sono venuto in possesso. È “La vita autentica” per Raffaello Cortina Editore pagg. 171. Il saggio diventa l’attenta suddivisione dell’Autore in sguardi principali, due per la precisione:“La vita come libertà” e come “l’autenticità”.
Il primo spazia sull’individuare la vita e le contraddizioni bibliche e, termina, con l’enunciazione del principio di libertà, ne fa seguito il pensiero scientifico Einsteiniano. Il secondo inizia con un pensiero personale e, attraverso la Verità e la trappola della menzogna, approda all’enunciazione filosofica del “Punto Fermo” che Mancuso definisce non statico con il riferimento all’ormai famoso aneddoto di Archimede di Siracusa: “datemi un punto d’appoggio e vi solleverò il mondo”. Non sono solo queste le novità filosofico teologiche, l’excursus trova abbondanti richiami ad altri personaggi: Eraclito con:”La Natura ama nascondersi”, oppure con incursioni dove la Storia insegna quante vittime si sono immolate o sono state immolate (qui la differenza non è di sola opportunità letteraria) in nome di una Verità sia essa stata di natura dottrinale e fideistica così come può essere stata espressa come opportunità di “ideologia di partito”.
Tra un “cimitero di Praga” e “la Libertà” di Mancuso, l’Unità d’Italia, ho pensato merita non l’approfondimento storico, se ne scrive già tanto, ma la verifica di una contraddizione che si porta in un “Modo” e ad un “Noi” più vicino, quello appunto dell’autenticità. Di questi tempi, ma per la verità anche prima, in questo modo d’essere, di fare, di delineare la Storia, se ne è parlato da sempre, così come, è sempre trapelato, come segreto di pulcinella, l’avvicendamento di un Hiram architetto del Tempio di Salomone che provvede alla tutela, alla costruzione di altri templi o di opportunità da far scaturite ad hoc e per dar di conto alla certezza-presenza di rituali, i più diversi. Pare che, l’attraversamento dei primi tre gradi, in una massoneria gestita tramite la parola, ne diventi il "rito" oppure il sinonimo di un "rituale", ed altresì, se il passaggio viene soddisfatto con quanto viene impiegato in questo eccezionale protocollo di iniziazione, se ne può trovare (certamente?!) la consistenza oggettiva dove bene e giustizia divengono saggio da orientare nella Libertà. Oggi le questioni s'accavallano e sono altre le ricorrenze e, fra storia e storicità, non si può fare a meno di ricordare quel vero e quanto in quel vero vi sia di leggendario o quantomeno di costruito a prescindere. Non me ne meraviglio, l’uomo ha da sempre cercato e determinato l’associazionismo, da sempre lo ha voluto, e, da quell’inizio, ha voluto dare certezza di un prosieguo senza intoppi, almeno questo ha creduto. Il concetto di collettivo e individuale lo ha portato ad unire in maniera continuativa nel dissolubile in quell’inizio di “perfezione”. Così come le parole che danno l’inizio, nascono dalla seguente convinzione: «Tutte le vere religioni dogmatiche sono uscite dalla Cabala e vi ritornano: tutto ciò che vi è di grande e di scientifico negli ideali religiosi … viene dalla Cabala; tutte le associazioni massoniche devono i propri segreti e i propri simboli alla Cabala»(Albert Pike)
Per concludere il concetto: “qualsiasi associazionismo porta irreparabilmente allo stesso assioma”. Come dire che, fra religione, massoneria e conservazionismo, il filo di separazione è solo nelle parole. Per affermare questo e per meglio individuare il percorso mentale è necessaria una precisazione, distinguere, separare la Bibbia ebraica da quella cristiana ed andare ad individuarne le differenze e poi magari anche andare a stabilire i perché, approfondire. Sommariamente, la prima di queste differenze, la più appariscente, è data dalla presenza di 39 Libri così suddivisi: La Torah (Pentateuco); dei Profeti a sua volta distinto fra: gli anteriori con Giosuè, Giudici, 1-2 Samuele, 1-2 Re e i posteriori con Isaia, Geremia, Ezechiele e i 12 profeti minori; altri scritti con i Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei Cantici, Daniele, Rut, Qoèlet, Ester, Esdra, Neemia, 1-2 Cronache, le Lamentazioni. La seconda, quella che vede in opposizione la Bibbia cristiana è, di contro, composta da 73 libri di cui: l’Antico testamento con 46 libri ridivisi in: Il Pentateuco che corrisponde alla Torah ebraica, Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio; I Libri storici con Giosuè, Giudici, Rut, 1-2 Samuele, 1-2 Re, 1-2 Cronache, Esdra, Neemia, Tobia, Giuditta, Ester, 1-2 Maccabei; i Libri sapienziali con Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoèlet, Cantico dei Cantici, Sapienza, Siracide; i Libri profetici suddivisi a loro volta in due da: i maggiori con Isaia, Geremia, le Lamentazioni, Baruc, Ezechiele, Daniele; i minori con Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia. Dall'interno di queste differenze, nella Torah, qui, troviamo la prima dicotomia. La Cabalà compare e si presenta in veste chiara solo nella Bibbia ebraica, precisamente, nella descrizione della Creazione. La Cabala, infatti, è presentata come un'interpretazione mistica dei testi della Torah (i primi cinque libri della Bibbia) e la narrazione, come detto, è completamente diversa da quella della Genesi biblica. Specificamente insegna di un Dio che nei suoi inizi abbandonò il mondo, lasciandovi solo una goccia del suo sé. Poi, a un certo punto, le Sefirot(dieci per l’esattezza), che sono rappresentate secondo uno schema detto “Albero della Vita”, quei vasi, alcuni di quei Sefirot, si sarebbero rotti e avrebbero generato delle impronte negative per la storia della creazione tanto da ferire ed interferire con lo stesso Dio. É chiara un'impronta mitologica, la presenza dell'ennesimo vaso di Pandora. Ecco dunque un Dio, secondo l'ebraismo, in cui non si intravede l'amore totale, ma il "bene nel male". Ecco, dunque, un altro concetto al di fuori, un concetto Taoista, cioè un atteggiamento nei confronti della creazione, completamente diverso da ciò che Dio dichiara di se stesso e per se stesso. Diverso dalla sua assoluta santità e giustizia, e da quel principio evangelico secondo cui in Dio "non c'è tenebra alcuna", 1 Gv. 1:5. Da qui una "vibrazione metafisica" che provocherebbe eventi soprannaturali; un modo per attingere ai poteri occulti. Diversi studiosi ritengono che l'origine di questi insegnamenti si trovino, possano essere tuttora ritrovati anche all'esterno dell'Ebraismo, per esempio nella logica non più metafisica, in Pitagora di Samo (588-500 a.C.) con la sua "scuola numerologica" di Crotone. Già d'allora, infatti, si era cominciato ad associare la pratica esoterica ai numeri in un significato trascendente, è la sapienza mistica e spirituale accompagnata dal processo di trasformazione e dalla consapevolezza umana, personale e collettiva.
La presenza dei termini Sapienza e Verità uniti danno qui la significazione di “convincente” e la verità non basta più di per se stessa, né può esprimere solo se stessa, ma deve conseguire in un modo saggio se si vuole che venga riconosciuta come Verità e Sapienza. Il percorso di questa convinzione è un simbolo espresso mediante proprio la pratica del percorso ed esso si presenta come un vero e proprio algoritmo in cui le valenze segniche svolgono una particolare proiezione alla meditazione e all'espressione artistica, alla musica e canto sacro. Le conoscenze scaturiscono con l’uso delle scienze naturali e della psicologia, scambio quest’ultime per l’ottenimento di altrettante proiezione religiose e spirituali.
Il fiore sacro è il simbolo di quest’unione mistica e, questo tipo di figura è presente in molte testimonianze dette alchemiche, mistiche, riccamente presenti nel medioevo. (senza scomodarci è sufficiente un’attenta ricognizione nella cattedrale di Otranto e sui segni lasciati come tracce indelebili sulle superfici del nostro patrimonio artistico.) Il particolare musivo in cui compare il nodo salomonico come proiezione. Non è esclusivamente decorativo! Nel Medioevo sono simboli di energia. Gioacchino da Fiore in una sua opera, l’Apocalisse, descrive così i quattro cerchi, i quattro evangelisti o i quattro elementi, su due anelli che rappresentano la perfezione nel dominio dei due mondi, cielo e terra, acque superiori e acque inferiori. A distanza di anni, lo stesso Giordano Bruno ne traccia la loro presenza tra i suoi glifi. Il fiore che scaturisce dall'interazione di quattro porzioni di cerchi ha quattro petali, cioè i quattro elementi, Fuoco, Acqua, Terra, Aria, perfettamente, armonizzati che in tal modo "rifioriscono" per generare l'Armonia.
Ha anche valenza dei quattro esseri dell'Apocalisse, Uomo, Aquila, Toro e Leone. Anche le Rune, di derivazione dall'alfabeto greco o etrusco e presenti nella tradizione germanico-vichinga, rappresentano in maniera inequivocabile il linguaggio segreto applicabile. La stessa vesica piscis o mandorla è e diventa il simbolo di derivazione mistica conosciuta dall’india all’Africa passando e soffermandosi lungamente per e nel continente europeo.
Evidente è il riferimento all’ichthys (pesce) dell’iconografia cristiana, "Via Verità e Vita" sembrerebbe l’ulteriore conferma di una sottile comunione tra esoterico e Verità cristiana. Insomma, la presenza di una geometria armonica di perfezione della Creazione e dell'Uomo Divino.
Ma non è solo nell’arte che vi è questa manifestazione, magari a noi è dovuta questa precisazione per la costante partecipazione visiva di questa verità esoterica. Sappiano comunque che la partecipazione visiva è la diretta conseguenza di una partecipazione pensata ed eseguita oppure, capovolgendone l’inizio, il risultato di un pensiero di cui sentiamo il bisogno di concretizzarlo con l’immagine e ricondurlo, in alcuni casi, alla pratica Eraclitea del: ”La Natura ama nascondersi” sostituito egregiamente con “il Significato ama nascondersi ”. Ma in tutto questo, la massima espressione della cabalà è ritrovabile nella rappresentazione del triangolo-fuoco il cui algoritmo è recitato con la consequenzialità di Corona-Bellezza-Fondamento e i cui fondamenti di Fratellanza, Uguaglianza, Libertà sono rispettivamente l’intelligenza e la sapienza, la giustizia e la misericordia, la gloria ed il trionfo. Completa la triplice ripartizione la colonna di mezzo con la precarietà del concetto di Bellezza, Fondamento, Regno. Non è facile trovare un regno in una piramide rovesciata il cui fondamento è dato dalla Libertà. Tutto questo non può che farmi ritornare a rioccupare la centralità del nostro 150° anniversario, ritornare all’ultimo segmento quello che avrebbe dovuto panteizzare i 33 gradi della massoneria così suddivisi (11,11,11).
Ma Libertà o Liberalità? Dato per scontato il concetto di liberalismo come un insieme di dottrine che porrebbero e delineerebbero precisi confini all’interno di un potere, nonché ne auspicherebbero l'intervento dello Stato come protezione ai cosiddetti diritti naturali, nonché salvaguardarne il diritto di libertà, rimane al di fuori da quei recinti assegnati il liberalismo affiancato da un’azione di concezione moderna di società, chissà se ci sarà mai. La Borghesia, privilegio accordato dall'aristocrazia nelle matrici filosofiche nell'ambito spirituale, proverà con la democrazia ad affiancare alla sfera materiale, con una dottrina che non influenzi la concezione moderna della stessa democrazia, non a caso determinando l’uso del termine "liberaldemocrazia", la volontà della cosiddetta maggioranza, ma - anche e soprattutto – barcamenandosi sul rispetto delle minoranze. Gli ideali di natura sia morale che metafisica e la credenza in un essere supremo, chiamato "Grande Architetto dell'Universo", per certi versi farebbe pensare al “Popolo” repubblicano, fondamento di un Regno. «Fratelli, abbiatevi una stretta di mano da me ed una parola di gratitudine e di augurio. La stretta di mano è a voi come patrioti dell'Isola iniziatrice. La parola usata e d'augurio è a voi come Massoni. Voi avete una importante missione da compiere: quella di restituire la Massoneria all'antico spirito dell'istituzione.(…) L'Italia Una e Repubblicana deve essere il Tempio dal quale la bandiera che non conosce padroni se non Dio nel cielo e il Popolo in terra, insegnerà amore, fratellanza d'uguali e associazione delle nazioni.(…) E i massoni del XIX secolo e d'Italia devono essere più vicini d’un passo alla rivelazione dell’Idea che non quelli dei secoli addietro. (…) Il Grande Architetto dell'Universo non ha vicari in terra, se non quelli che più lavorano col sacrificio all'edificazione del suo Tempio. (…) Dio e il Popolo: ecco il vostro simbolo; la vostra parola sacra. Guidate per mano i vostri adepti ad esso e moltiplicate. E non vi separate da quanto riguarda i dolori, i bisogni, le aspirazioni dei vostri fratelli profani ancora. Il miglior metodo d'iniziazione è la comunione con essi. Abbiatemi fratello nella fede dell'avvenire.((G)iuseppe Mazzini) Infatti, i 33 gradi della Massoneria sono ancora una volta così suddivisi: tre serie di 11 gradi dove il numero 11 è il numero mistico della Cabalà. L’Unificazione rappresenterebbe la “deificazione dell’uomo” con i suoi 10 attributi divini(le o i Sefirot): Regno, Fondamento, Gloria, Trionfo, Bellezza, Giustizia, Misericordia, Intelligenza, Sapienza, Corona.
Fu questa la menzogna panteistica? La Fratellanza, l’Uguaglianza, la Libertà? Nell’attesa di un accertamento storico continuiamo a cantare, noi, fratelli “dormienti”, i versi dell’inno di Mameli: «Fratelli d’Italia l’Italia s’è desta …» o se preferite «Fratelli d’Italia l’Italia, se, è desta …», e, scusate se è poco.
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