l'AlphaThea
-Thea
Un nuovo testo in libreria per la Casa Editrice salentina il RaggioVerde, è il quarto approccio alla scrittura da parte di Francesco Pasca.
L’AlphaThea–uomo di Nazareth è la “diversa(le)” scrittura. E' questo nello specifico ed è anche ritrovabile nel titolo guida espresso con il codice a barre, con la matrice simbolica di "L'Alfa-Thea (uomo di Nazareth)" assecondato dal segno di foderina abilmente inseguito col filo colorato di Massimo Pasca (figlio dell’autore ed espressione artistica di rilievo internazionale). In retrocopertina "la scrittura inchiodata"(2012), opera dell'artista Lucio Conversano.
Nel supermercato delle parole il prodotto ci conduce per mano e con mente diversa negli intricati meandri dell'elaborazione scritta.
La scrittura è una visione definita nei panni di JesusTHeoS, così ama definirsi il personaggio nel suo apposito acrostico.
Dalla "nuova” scrittura emerge l'amore, il bi-sogno raccontato per altre verità nel duplice delle antinomie. L’autore vuol far conoscere ’L D(io). Da scrittore intraprende il cammino nell’infinito rappresentare il vero, il viaggio per il sentiero del Golgotha e, nella fatica in una scrittura dapprima osannata e poi divenuta sacrilega, costruisce altre certezze da crocifissione, per resurrezioni.
Nazareth assurge a non luogo e L’altro uomo con la scrittura rivive a causa nostra per fagocitare e rivendicare la propria collocazione nell’espositore universale, nella decodificazione in cifra-parola da pagare al gabelliere con l’obolo pescato e tratto dalla bocca del pesce-sanPietro.
Pasca ci fa oltrepassare le mura di Cafarnao alla maniera temporale de il Pagamento del tributo di Masaccio, del non “altro" e nel luogo di sempre.
Nella trama, la scrittura è il suo stesso percorso, racconta e vuol convincere.
Nelle antinomie da umani uguali e diversi la scrittura dell’autore è il nostro esito quotidiano. Nelle antinomie proviamo ad immaginarci e prendiamo la somiglianza di un noi per creare altro, per riscrivere la Propria e Altrui storia, la nuova storia evangelica.
Con il "promesso" e il "non concesso" fa emergere l’amore per i Segni, per i Simboli e per la Donna. La religiosità stessa ne sarà specchio.
La necessità della “nuova” scrittura diverrà insita nel (io)-D(io) NuovoUomo che, nel suo apparente vestirsi di A-Theo, è, invero, profondamente cum-Theo(a).
Il Theo(a) nella e per mezzo di una sosta sul surreale della sua isola scriverà al fuoco dei racconti.
Chi può scrivere un "nuovo" Vangelo, perché scrivere di un Vangelo? Quale la ragione e la necessità? Perché violare l'Uomo costruitosi tra occidente ed oriente e destinarlo alla cristianità restandone avvolti, aggrovigliati, trascesi?
Nelle tante domande la risposta è quel ritrovarsi e dichiararsi disponibile a scommettere sulla propria natura e, se di quest'ultima se ne mette in gioco anche l'altrui esistenza, come causa di ogni dubbio di fede o ragione, l'alternativa è il trovarsi a dialogare col proprio io.
Sembrerebbe la via più facile da seguire se quell'(io) così estetizzante non dovesse far di conto dei tanti altri (io) che lo inseguono o lo ignorano. La scrittura ecco allora prestarsi come atto di altro o diverso onanismo.
Il dialogo scaturito è e può generarsi in un testamento spirituale, nella ricerca di ragioni che assecondino altri atti di fede o più ragionevoli resoconti di un esistere per credere. L'Alpha così descritta utilizza il suo principio. Della preghiera del:"Padre nostro, che sei nei cieli ... venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, ... liberaci dal male." Ne fa altra scrittura.
Trascrive il sé, il Mo(sé), l’Isacco essenziale, ne trae la collocazione spazio temporale e rinnova le azioni a questo testo, al suo interno collocate.
Nello scorrere con nuova scrittura, nell'evangelico, Dio diventa 'L d(io), l'uomo diventa lo stesso identico fare coniugato al presente e al passato di quello spazio tempo universale in cui si agita con la propria esistenza, fra un prima ed un poi, fra l'essere espressione di Padre-Madre, vuole diventarlo o non solo inventarlo.
La scrittura “Vive” l'assurdo nel certo. La siglossia di Pasca intraprende il difficile cammino tra diacronico, semantico e fonosemantico. Fra gli assi quadridimensionali del non luogo pone la Storia definita del rovo e dell’ortica e la coniuga con l’atto finale nel T del colophon.
Un testo certamente difficile da leggere, come è d’uso per l’autore, ma certamente denso dei contrasti necessari per una scrittura diversa da decodificare ancor prima di un banale codice a barre.
Visite: 14776