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Il paesaggio di Leonardo

Individuato il Luogo del paesaggio di Leonardo.

Leonardo aveva grande cura per i dettagli. Così è che nasce per molti esperti l’idea che i paesaggi non siano sfondi inventati.

la foto è il risultato ripreso dal (famoso) ponte situato sulla spalla sinistra della Gioconda. Così comesulla destra della Gioconda vi è anche la carraia che si porta parallelamente al corso d'acqua. Più avanti c'è persino il bacino di confluenza, appena dietro il primo dislivello.

In particolare, per quanto è rappresentato in Monna Lisa, ritengono si tratti  di un un punto molto preciso della Toscana, cioè là dove l'Arno supera le campagne di Arezzo e riceve le acque della Val di Chiana.  L’indizio principe è ritrovato nel ponte a schiena d'asino di stile romanico. Parrebbe il ponte a Buriano quello che scavalca l'Arno la cui costruzione apparterrebbe al pieno Medioevo. Oggi sopra le sue arcate passa l'antica via Cassia che collega Roma, Chiusi, Arezzo e Firenze. Fin qui parrebbe tutto risolto, anche per la descrizione che ne fa bacino idrico della Val di Chiana lo stesso Leonardo in un disegno conservato nella Royal Library di Windsor. Tutto ormai, e, da tempo, hanno osservato il lato sinistro della Gioconda. si vede un corso d'acqua con meandri che si infila in una stretta gola. Inoltre i rilievi posti a sfondo della Gioconda sono verticali, aguzzi, scavati dall'erosione e con bizzarre formazioni rocciose erose dalle piogge e dai millenni.

Ma la via non è Cassia, la valle non è Chiana, il bacino non è quel bacino, la Gioconda non è Lisa.

Ma Leonardo resta Leonardo, raccontando persino che la Gioconda non è quella Gioconda, al di là delle congetture esoteriche o misteriche dettate dalla numerologia o quant'altro.I riscontri addotti sono oggettivi e storici.Altre foto e documenti sono-saranno a disposizione al momento opportuno.

Todos Marxistas

il linguaggio in movimento

il Todos Marxistas donato

di Francesco Pasca

 

Chi legge sa che non sempre è facile leggere, e, che ciò non è dovuto al tempo, alle opportunità che non soddisfano o non solo per una pratica di mancato esercizio ma, soprattutto, per la complessità degli argomenti e per il nostro continuo guardarci nello specchio con la speranza di trovare soluzioni che si materializzino. Non è pratica voyeuristica di Narcisi lettori, piuttosto di necessità, trattandosi di letture che rimandano ad altre letture, di testi, almeno per me, rincorsi con conoscenze parziali o mancanti per un totale sapere-scrittura. Comunque, è inesorabile. Pare, a volte, che sia passato molto tempo da quando i libri e i manoscritti giravano per l’Europa. Suppongo che abbiano viaggiato anche per mare oppure a dorso di muli. Se ne avessi il coraggio, alla luce di tanto, dichiarerei la significazione di una non “globalizzazione” e mi preoccuperei di affermare di una cultura, di una letteratura, di un’arte molto vicina ad un’istituzione plurimillenaria che ha avuto radici in un’accezione.

 

Chissà se, per secoli, abbiamo lottato e spesso anche vinto.

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