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Categoria: racconti Pubblicato: Martedì, 15 Maggio 2012

PantaPescePataPasca in OU-LI-PO.

 

in una scatola scritta non è da escludere di trovarvi il non significato per l'incanto di un "non comprendiamo", ma vi è qualcosa di più: è come dirigere la manovra di un'escavatrice, manovrare il suo congegno utilizzando un sonetto del Petrarca.

(da il Gesto-Giano:idea di fili senza spessore edito da Lupo)

Molti credono che l’oggi non è il ricordo di ieri e che domani potrà essere quello dell’og­gi. Nasce così, per quei molti, l’idea del che serve applicarsi, sforzarsi, provare e non distrarsi. Pensano: “Si vuol forse ridurre il tempo ad essere immobile?”. Per Fiato, un oggi è già il passato, e, del suo fare, vuol parlare con quell’oggi. Tutto que­sto può indicargli lo zoppo che indietreggia.
Questo è il suo impossibile. [...]

Il Sonno porta in ambienti già per­corsi, in libri già letti, in immagini già pronun­ciate coi loro segni e colori. Con il sonno ritorna l’immagine della dimenticanza, di un passato creduto mai trascorso. I rifugi sono quelli di un te, bambino, e si delineano tra le righe di una pagina su cui si scrive-scriverà.

Si delinea una forma sui quaderni dalla foderina nera traslu­cida come la scorza della serpe nera, quella sovente incontrata lungo i sentieri ai cui bordi verdeggiano i rovi dai frutti carnosi ed altret­tanto scuri, neri come la scorza di quei quader­ni. Frutti composti, aggregati di minuscole sfere ordinate dal succo acre e dolce, proibito. Qua­derni con fruscianti pagine leggere come quella serpe nera. Voltare le pagine è trovarsi tra ri­ghi colorati di nero, blu, di rosso. Quei righi ora appaiono stretti, ora larghi. Oggi assecondano l’anno di quella percorrenza-evidenza tra quel­le pagine. È curioso il Tempo! Oggi ha due facce, due sguardi differenti, due occhi che guardano in direzioni opposte, due bocche che non parla­no all’unisono ma una al passato e l’altra vor­rebbe parlare al futuro, ma, si ascoltano con le stesse orecchie dove i suoni si accavallano, si confondono, cercano disperatamente il suono in cui ritrovare, accertare quelle voci. [...]

Giano è l’itinere che ritorna. Giano ecco il nome più ambiguo da utilizzare in un non te­sto. Giano è lì ora predisposto a vedere insieme a me doppio. Ascolteremo doppio, penseremo doppio. Saprà essere la doppia Anima Memo­ria del Tempo. La data è la stessa di sempre, una nascita antropologicamente scritta e volu­ta dal caso, ma anche dall’esistere.

Per Giano è l’undici giugno del millenove­centoquarantasei. Thea la già ‘Ntina la Rosa sarà amante e compagna.

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