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Quali semi?

Ai semi dell’anno

Francesco Pasca

27 dicembre 2011, ore 22.34.

 

 

Macbeth e Banquo fanno considerazioni sul tempo e sulla loro disputa divenuta vittoria. Tre streghe compaiono e, pronunciando profezie, si rivolgono dapprima a Macbeth: La prima saluta attribuendogli il titolo di Barone di Glamis, la seconda come Barone di Cawdor  e la terza preannuncia che diverrà re in futuro …

 

Caro seme del Tempo,

 

scrivere di un anno è costruire il già costruito e, con la stessa passione, è descrivere ciò che si è conosciuto e a volte dimenticato. L’oraria classica pesca in questi giorni nel tradizionale, affonda a piene mani nell’astrologia e la compara con quanto appena un anno fa si è detto e si è letto. Avviene così la decantazione del soddisfatto e dell’atteso mai giunto. Anche questo giro di 365 giorni è l’ennesimo giro in tondo dei 360, appena differenti nei numeri, ma molto si è appreso dagli autori dell’ultimo passato, accade da sempre.

Caro seme, le letture portate a termine divengono, poi, la guida al contemporaneo, ti assecondano il pensiero, ne riscopri la traccia lasciata nel leggere, rivedi l’appunto a margine appena sfiorato dai colpi di lapis che andava via via appuntito, accorciato, definitivamente sostituito da un altro.

Le plasir du teste

Il Gesto” ovvero “Le plasir du teste”

Francesco Pasca e Roland Barthes

  • Titolo: Il gesto. Giano: idea di fili senza spessore
  • Autore: Francesco Pasca
  • Editore: Lupo (collana "Varia")
  • Data di Pubblicazione: 2011
  • ISBN: 9788866670056
  • Dettagli: p. 193
  • Reparto: Romanzi contemporanei

di Francesco Carrozzo

Da leggere tutto d’un fiato quest’ultimo libro di Francesco Pasca, lasciandosi trascinare dal fluire ininterrotto della lettura, immergendosi in essa ed eseguendo l’avvertenza che lo stesso autore fa a pagina 7 (sette): Se l’intenzione di chi vuol leggere è quella di raccogliere un senso, questo libro non è da leggere.Se volete rincorrere le parole, sappiate che sono Parole Sparse, forse, non può essere il giusto viatico per sor(prenderle).Se amate un testo eseguito con il gesto di nome scrittura, questo testo fa per voi."

E’ un testo che vi farà poi riprendere e leggere un caposaldo della saggistica internazione. Roland Barthes scrisse “Le plasir du teste”, un capolavoro assoluto, (Il piacere del testo) e nel 1973 a Parigi fu pubblicato da Editions de Seuil. Lo ritroverete ne Il Gesto di Francesco Pasca. Se Barthes, da semiologo qual’era, con il “piacere del testo” ne fu saggista, colui che studia, disseziona il linguaggio utilizzato da altri fornendo una prassi che rimarrà nella letteratura, per il nostro è la narrazione per la scrittura, è la trasposizione narrativa, è il suo Gest(irsi)nel momento del formarsi scrittura. Se Barthes proclamava, a proposito del piacere della scrittura: “… è la scienza del godimento del linguaggio, il suo kamasutra e la scrittura stessa”, ne il “Gesto” di Francesco Pasca la narrazione diventa l’attimo prima dell’atto stesso, quello dello scrivere nel suo formarsi. E’ il pensiero libero che fluisce nella mente di chi scrive e lo dona come atto d’amore agli altri, ai suoi lettori.

diversalità del non senso-verso


Sulle tracce del Diversale.

Ossia, quando il pensiero del diverso è il mio Senso - Verso.

di Francesco Pasca

 

Inizia così: Logica ed Idea sono il non Senso -Verso dell’’Universo.

(Senso e Verso sono termini ambigui, non generalizzati e non ripetibili. Chiunque scelga il proprio Senso e Verso è ormai costretto nell’andare, nell’inseguire. Ugual cosa avviene per il Senso ed il Verso se lo si vuole come Significato Finito. La mia ambiguità la esercito proprio in questo modo di essere “Senso-Verso”.)

Fra gli aforismi di Oscar Wilde viene spesso a cercarmi: «Un uomo che non ha pensieri individuali è un uomo che non pensa». Non scaccio, quando posso, da me questa “condanna”, l’affermazione di un pensiero di vita filosofico. Non la scaccio, ma, puntualmente m’affiora e mi distrae proprio dal pensare all’intimità di quel suo apparente individuale. Persino ora che ne scrivo non mi dà opportunità di dialogo per un “mio nuovo”. A fatica supero l’empasse e, come da sempre, attraverso l’illusione.

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