contatto                    sei il visitatore n.    
  • della SINGLOSSIA
  • del COLORE
  • della SCRITTURA


Dall'esistenza di un Mito

Categoria: arte
Pubblicato: Lunedì, 24 Gennaio 2022
Scritto da Super User

Dall’Esistenza di un Mito.

Dal Sé di Anna Frappampina

 

di Francesco Pasca

 

 

Il saggio piacere del dipingere è, a volte, generare la stupefacente frattura di una sequenza pittorica mediante l’intromissione di frammenti dettati da un'ancestrale memoria.

È il caso della pittrice dei miti, di Frappampina, tarantina di nascita e non a caso di attuale adozione leccese.

Ricevere esortazione da una visione, specificamente, ad esprimere verità critica sui particolari dipinti dall'artista, della Frappampina, in occasione della sua ultima personale a Lecce mi è stata di ghiotta occasione.

Ricordando l'itinerario da lei suggerito per l'interpretazione delle sue opere e percorrendo le sale della chiesa di S. Francesco della scarpa presso l’ex convitto Palmieri a me non è parso solo vedere ciò che apparentemente o stilisticamente può dare l’apparire adeguato nel semplice, ma al contrario, qualcosa nel sapientemente rappresentato per dar sete e far bere.

Mi si è configurato, da subito, l'escatologico nelle sue innumerevoli sembianze e, nei segni, dove per essere tali ne occorre far comprendere il compiuto dal mito, l'apparente riflesso nell’onirico si è ricondotto in una fantasia per l'immaginario di un reale pittorico.

Nella linguistica pittorica moderna, da enucleare, sono i dipinti proposti alla mia attenzione e, le due chiavi distinte per l'indispensabile, sono divenute approccio alla mostra.

Mi soffermo sulle varianti dei dipinti.  

La Frappampina così teorizza la sua tela e la tratta, preferibilmente, a fondo oro con l’accattivante personaggio in posizione frontale o profilato nel volto, a volte velato. Ne dà ancor più suggestiva presenza, per incuriosire.

Leggi tutto: Dall'esistenza di un Mito

dal corpo alla mente

Categoria: arte
Pubblicato: Venerdì, 04 Dicembre 2020
Scritto da Super User

Dal Corpo alla Mente

di Francesco Pasca

Cos’è un subbuglio, meglio dire cos’è il SUBBUGLIO, dove trovarlo.

Dalla dedica letta e voluta dall’autrice è l’inizio e la fine a fronte di un esergo, nella Collana di Poesia per i Quaderni del Bardo. Leggo: all’Amore e a Psiche

Alessandra Peluso ne è l’artefice ed ha voluto così iniziare e, al di là dell’immediato riporto alla vicenda narrata da Apuleio, credo che, abbia dato e voluto col suo pensiero anche altro.

 

 

Leggi tutto: dal corpo alla mente

Ho atteso...

Categoria: arte
Pubblicato: Giovedì, 22 Agosto 2019
Scritto da Super User

Ho atteso il domani

  di Rocco Aldo Corina

 

Eppur così non può essere, ma così è, forse. Nessuno si meravigli se, leggendo Francesco, penso a Turoldo. «Ieri un Vecchio segnato dal tempo ricorda di un/ giovane tempo che ha smarrito quel tempo». Così si esprime Francesco, non certo desiderando l’oscurità della triste sera. La passata giovinezza non gli permette infatti d’avvertir la quiete per quel tempo che purtroppo, ahimè, non c’è più.  E Turoldo? «Fa’ – dice – che la notte finisca» presto, basta con il «pianto che ora trasuda dai nostri rami gonfi d’allegri sogni soavi», «fammi piena la bocca di profumo». E il nuovo giorno ci sarà?

Per Ungaretti sì se per lui «dopo tanta nebbia a una a una si svelano le stelle». Creatività – la sua – che porta di sicuro all’amor puro, che non certo disdegna i chiaroscuri lunari nell’amabile luce delle stelle.

Il fatto è, però, che «i labirinti non sono più lineari e svoltare sempre in una direzione può condurre a intersezioni e sovrapposizioni»[1] anche perché «non è facile seguire il filo di Arianna nel labirinto dei nostri giorni»[2] se pensiamo alle «pagine con segni minuti/ trovate nel nulla,/ speranze passate/ trovate sospese» di cui dice Francesco. Versi questi che, in un’atmosfera di vagante attesa, segnano la trama di un essere (quello del poeta) che inquieto in fondo non è, pur nella considerazione di una vita ogni giorno segnata da «Primavere sospese nel tempo» in un viavai di sorrisi inaspettati «nei trascorsi di stazioni lasciate», percorsi inariditi «su umide labbra di mare», «mani tese» in contrasto fra loro, descritte in maniera formidabile nell’entusiasmo di una forma a dir poco sublime per gli avvenenti e garbati effetti che, generati da un’anima a mo’ di preghiera, sembrano avvertir chiaramente gli affannosi assilli del mal vivere umano. Le abilità stilistiche – che di certo non mancano – fanno poi di Francesco un «architetto della parola» come Tina Cesari a buon ragione sostiene, tenendo anche conto dell’efficacia di un pensiero non certo privo di «nitide stelle» di cui dice l’Autore nel rifiuto dell’inerte bruma.

Leggi tutto: Ho atteso...

Copyright(C)2014    franceSKOPASca