
UNIverso
Simeone!
Simeone!
Ovvero, del filo narrativo tra Mito, Realtà e Storia.
di Francesco Pasca
Chi mi ha parlato recentemente di un ispanista, di Oreste Macrí? No, non importa saperlo, desisto dal ricordarlo o chiederlo. In un parlare frettoloso non si comprendono i particolari di quella citazione, anzi si dimenticano ed è meglio. Ho, è rimasto comunque un vuoto, la necessità di scorrere lungo quel filo lasciato nel mio remoto pensiero e ne scrivo.
Il vuoto di un perché. Nei giorni passati l’opportuno è stato prendere, leggere di Simeone. Preciso meglio il tempo. Al Fondo Verri, Lecce via s. Maria del Paradiso, si tenne un incontro con Massimo Sani, uno dei registi documentaristi del cinema storico italiano. Mauro Marino fu con Maurizio Nocera l’organizzatore di quell’istruttivo incontro conclusosi nell’altrettanto utile e con lo storico documentario che, per detta di Massimo Sani, in una “strana” e voluta disputa fra l’Italia e il “resto del mondo” per diritti di copyright, la Germania nel XX ’69 se n’era infine accollato l’onere di pubblicare e trasmettere in etere. Di quello “strano” contendere ne ho, naturalmente, compreso le ragioni. Tutte italiane.
Al termine della visione ebbi a lanciare una provocazione. Ma non si rivelò fruttuosa. Non fu colta per la mia non del tutto ortodossa introduzione al problema. Oggi, nel tentativo di riacciuffare il maltolto o meglio il maldetto mi cimento per la seconda volta. Dapprima parliamo quindi di Storia e di chi fa Storia e anche di come si fa Storia ed ancora come ci si arriva alla Storia.
La nota “dei come” e “dei chi” si farebbe lunga, lascio ad ognuno di noi la facoltà di sopperire con una qualsiasi di altre specificazioni.
Per quel che dirò, sicuramente, la nobile Signora Storia si mostrerà con i suoi anni e con tutti i meravigliosi difetti, con quel che prima era stato nascosto dal fondotinta della scrittura per le scelte e del poi suo raccontarsi, con il mostrarsi a noi nuda o vestita con il solito abito dell’Imperatore. Rileggere quella Storia non è solo studiare per ricordare.
Non ho mai amato prendere appunti, ho fatto sempre conto di quel che ho poi ricordato. La certezza è stata in un quel che si riannoda e ch’è utile d’attenzione. “Il resto è noia, noia, noia.” In quella serata al Fondo Verri, il documentario intervista con l’altra Signora, la Letteratura, s’è a me presentato nel bianco e nel nero, con quel che solo un non colore può dare. Certamente non per sola colpa di chi documenta in fatti ed immagini. Il Sani ha dovuto certamente avvalersi di documenti, di ciò che all’epoca erano stati o erano i “visibili”.
ZERO
L’anno ZERO
di Francesco Pasca
Dicono: tutto quel che nasce è destinato a morire. Non dicono: tutto quel che nasce ha ragione di nascere e desiderio di altri farlo morire. Quale apporto alle premesse per un Anno dichiarato ANNOZERO?
Sebbene certo della non immediata risposta, nell’inesorabile tutto decrepito rimestato panorama del volutamente possibile, la Scrittura ha necessità di alimentare e/o autoalimentarsi nel Suo non essere mai stato inizio di qualcosa o morte per altre. Dal detto, che non è il fatto, non resta che assecondarne lo ZERO, ch’è il suo stesso paradosso, quello destinato ad appartenere e a radicarsi in un mondo fatto per dare sempre necessità di un inizio creduto creato dal nulla. Persino le grandi Cose dell’Universo hanno avuto necessità di caratterizzarsi con un istante particolare, inizio di contenitore in contenitori e con la possibilità di un evolversi in una somma indeterminata di altrettanti eventi. L’evento quindi si attende, si subisce e si classifica, si deposita con gli ulteriori eventi in quel che è il non secondario paradosso chiamato Storia o Tempo.
L’assunto è l’iniziale, è il tutto in quel dichiarato Storia o Tempo oppure il Tempo ch’è solo inesorabile Tempo o ancora Scrittura del Tempo, di quel che è e vuole essere definito maldestramente “racconto” sia esso stato per essere descritto destro, mancino o rovescio o mal/rovescio. Per Diversalità, per quel che è già nato e del perché destinato da altri a morire, si scrisse, si è scritto, fu il contenitore dopo contenitore. Infatti così ne narrai del febbraio del 2011. “Era già un po’ di tempo che gironzolava, fra me e Maurizio Nocera, l’idea di un foglio poetico, quando poi nel febbraio 2011 con lo stesso Nocera e con Francesco Carrozzo si iniziò a parlarne convinti e nessuno di noi prevedeva, né pretendeva che una qualunque azione intrapresa potesse diventare una pratica certa, almeno tale da essere duratura nel tempo.” Quindi, il massimo di quella convinzione fu volta a definirsi e sperarsi nell’arco di un indispensabile.
Sembrò allora il “contemporaneo”, lo è tuttora. Per questo torno ad inserire l’arguto disegno di Melanton, l’Immagine di una Luna d’inchiostro e il fiorire fra le mani l’Albero, quel che si scrive, le Parole. Sembrò allora la meraviglia per quell’inizio determinato fra Mente e Scrittura ma era l’inconsapevole già contenuto e da addizionare nella stessa Mente di quel che si sarebbe fatto, divenuto Scrittura. Quel che si asseriva non avveniva affatto nell’inizio, né per il solo inizio, bensì nel numero già ottavo per quell’anno DiVersale e, a quel tempo, la cabala attraeva, era (l’ottava) meraviglia, l’otto-8/il prospettato Uni-Verso ∞ e dava ampia possibilità di divagare, di ricreare nel rigenerato, in quel che si doveva.
F.S.Dòdaro
il metasalentino.
il 29esimo numero apre con l'omaggio al decano della Poesia Visiva in tutte le sue infinite varianti, a Francesco Saverio Dòdaro.
nel foglio poetico gli interventi di:
Mauro Marino (giornalista-poeta)
M.Teresa Lutri (artista di strada e poeta)
Francesco Aprile (poeta-giornalista)
Giuseppe Cristaldi (scrittore)
Lorenzo Madaro (critico d'arte)
Elisabetta Liguori (scrittrice)
Elio Coriano (poeta)
Carlo Stasi (poeta visivo)
Luc Fierens (poeta visivo)
Julien Blaine (poeta visivo)
Patricia Aguilera Arroyo (poeta)
Chiara Spinelli (poeta visivo)
Stefano Donno (giornalista-poeta)
Francesco Carrozzo (poeta)
Francesco Pasca (poetavisivoscrittore)
all'interno del foglio poetico, in ogni numero, l'Opera Unica dall'emblematico titolo "TRE", su carta pregiata, donata dall'Artista scultore MARIO CALCAGNILE.
di Francesco Pasca
Di Versalità è giunta al suo ventinovesimo numero e, nel tentativo di un superamento dal suo tradizionale, vuole omaggiare la parte della scrittura che è diventata esperienza sensibile. Mai come ora si interfaccia e vuole condividere la considerevole parte degli elementi contingenti dell’esistente e spesso trascurato mondo della sperimentazione gestuale e verbale.
Il Foglio Poetico prosegue, quindi, con questi obiettivi e trova humus intorno alle continue prospettive amplificate dai soggetti culturali del proprio territorio. Persegue con ambizione a scavare nell’universale possibile e si propone per le particolarità verbo visive allo studio e operanti nell’incessante dei loro cultori che non occupano il genericamente ma, per le singole o plurime determinazioni metodologie del loro specifico, sono considerate ormai stabili e necessarie. Azzardarle anche per assolute è la conferma d’esistenza su di un territorio non solo periferico.