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27 gennaio della Memoria

Categoria: racconti Pubblicato: Giovedì, 26 Gennaio 2012

Della Storia e della Memoria

 

di Francesco Pasca

Amico della mia e tua Memoria,
oggi non ho fatto la cicala, ho lavorato come una formichina. Ho spuntato sulla mia e tua Memoria quanto da essa ho trovato, quanto dalla storia ho potuto. Oggi ho un po’ sofferto, ho comunque dominato le circostanze che si possono ordinare, quanto la vita mi ha consentito di verificare per poi tornare a riflettere ed infine consentire alla mia e tua memoria di fidarsi.
Il lavoro si è pagato da sé, e, non per questo sono soddisfatto.
Mi son detto: «Se non sei contrario alla memoria collettiva perché perseguire la solita retorica, perché la memoria può costringerci a totalizzarci?»
Sento però in modo diverso oggi, sono naturalmente predisposto. Ho deciso di mostrarmi alla e con la luce e, con gli eventi di un giorno di memoria, voglio regalare anch’io la mia “retorica”, la stessa luce.
Oggi la mia predisposizione si è fatta Bella, può essere e servire per la Pace dei Popoli, per tutti.
Penso la vita solo mentre la vivo e, per questo, ho la sensazione di fondo, entro in contatto con i più svariati stati d’animo. Scrivendo per te sento che sei, adesso, l’Amico dei miei ricordi. Io come te, oggi, ho il mio problema pratico della ricordanza.
Ma Tu, ricordi?

Vedi riflessa, così come me, quella casa bruna? Quei due piani? Vedi il suo stile severo?
Bene! Allora ascolta le domande che sobbalzano dalla tua memoria: “Laggiù in fondo, in cima alla salita, quella che ti portava in via San Giovanni sul Muro, ebbene, quella casa è un casa come le altre? Lo è? Perché per i tanti o i pochi può essere diversa? Anche se hai la testa colma di macerie, ascoltala! Se è diversa per i pochi e per i molti, chi può averla resa uguale in una certa Storia?”
In quella casa, lì, all’ultimo di quei piani, nell’angolo in alto, se risvolti le immagini dei tuoi occhi, vedi ancora rovesciarsi tutto dal suo balcone. Lì, facci caso, è ancora la sede della Memoria.
Di case come questa ve ne è una in ogni via, in ogni città, in ogni parte del mondo. Quell’apparente ed indifferente mostrasi non è un luogo qualsiasi, è il Luogo di tutti.
È la Memoria attiva da sempre. Essa promuove la ricordanza, raccoglie la mia, la tua, la nostra Storia. Lì, si rovescia, da quel balcone, la verità, si impedisce di farmi e farti arretrare nell’oblio, si smette la frantumazione del mio e del tuo ricordo e lo riconduce in mille rivoli, rinverdisce tutti.
Quel Luogo si rigenera. È lì da sempre ed è, in quel luogo, in corso un filmato, uno strano lungometraggio che ha per nome: “La Memoria nella Salvezza” o se preferisci separare, “La Memoria (È) Salvezza”.
Da tempo quella casa è sede di visioni. Come ben sai, la strategia di molte famiglie è conoscere l'atteggiamento della società civile nei confronti dell'emergenza. Per la Shoah lo è stato l’ultima volta. Quel Luogo non vuole solo raccontare, ma ricordare a te la “semplice” complicanza di una persecuzione voluta dalla politica. Si sa, gli uomini da sempre perdono la ragione. Quella casa con quel balcone, oggi 27 gennaio è tornata a parlare, parla anche a te sebbene con voce diversa, racconta anche, paradossalmente, che la Vita è Bella e rivolge a te, a me, a tutti diversità di attenzioni. Si pone lì, a bella posta, per farsi affermazione, per documentarci con i mezzi della mia, tua stessa ragione.
Credo che camminare per le sue stanze sia un buon filmato da proiettare, un ciò che può essere speso bene se visionato nell’instancabile contrastare di un pregiudizio.
Anch’io caro Amico ho avuto bisogno di ricordare, mi occorre tutto questo per poi rispettare.
Lì, su quel balcone, potrai incontrare quanto è stato scritto ne «Il libro dei Popoli».
Lì, sotto quel balcone, puoi trovare i pregiudizi introdotti solo dalla tua dimenticanza.
Lì, percorrendo quel Luogo, troverai le testimonianze dei tanti sopravvissuti che compongono un grande racconto corale del tuo e mio vissuto.
Lì, se ne resterai fuori, ti faranno credere che nulla è stato.
Come potrai contare su quelle donne, su quei vecchi, su quei bambini, su quanti ebbero l’assurdità di un appellativo di Uomini.
Lì, se ne resterai fuori, se non ti incamminerai lungo la salita che ti porterà a quel balcone, lì, non troverai alcun immaginabile oltre e non sarà il tuo immaginabile reale.
Non saprai se i freddi binari le cui vite si assomigliarono nel diverso divennero le vie solo parallele.
Non stringerai mai le linee delle loro mani chissà dove dirette.
Lì, se entrerai in quella Casa, vi sarà la tua Storia che intreccia i sogni con la rabbia, che non è rassegnazione.
Lì, sui muri, vi saranno le tracce delle menti smarrite, sublimate dai nostri sensi di colpa.
Lì, lungo la scala, v’e persino la fatica di una speranza che non è coniugata con la vita e v’è una vita che non parlerà più del ritorno.
Lì, vi sono anche i “fortunati” di quella rabbiosa speranza. Oggi possono trovarsi, sono e saranno come me, con te e vivranno anche loro nella ricordanza.
Lì, vi sarà anche il Non-Luogo, vi potrai scorgere il non-ritorno, il non-ricordo di una non-memoria.
Come tutte le eco, lì, se starai attento, potrai più volte sentirle ripetere, rimbalzare come frammenti le parole scritte sui muri di una nuova vergogna.
Amico, in quel Luogo che ti porterà in via San Giovanni sul Muro l’attenzione non è mai mancata, quindi, il Giorno con la Bella luce non farlo diventare vetrina ripetuta, ma, lo sai, non vorremmo sempre riproporla.
Ma quel balcone, Tu, oggi, come lo vedi?  Ti sei accorto che rovescia la Storia? Oggi non puoi più essere sicuro che non t’inondi, che i riflettori puntati non siano come quel filo spinato che ci mordeva le mani.
Penso che il modo migliore per ricordare la Pace non è ricordare il passato che fu Guerra, ma guardare e interpretare il presente.
Tu devi continuare a vedere.

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