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Thea

Categoria: racconti
Pubblicato: Sabato, 19 Maggio 2012
Scritto da Francesco Pasca

Nascita dell’Idea(parola).

 

 

All’uomo per dare luogo alla parola occorse generare l’idea, l’atto creativo da far diventare risultato accompagnato dal “gioco” sottile delle alternanze fra vocali e consonanti, fra pause e accenti, fra respiri di parole lunghi e corti.

Per raccontarvi cosa avvenne in quell’origine andrò indietro nel Tempo e, raccontando quel che accadde a me uomo. Disegnerò quanto è, e verrà definito, in: “Cosmogonia della parola”.

Così ebbe, tutto, ad iniziare.

Nel Luogo più improbabile dell’UNI-VERSO, lì, stazionava Thea, Madre di tutte le Cose e Parole, predisposta a danzare per me uomo sull’Oceano Primordiale.

La Bella Signora iniziò a danzare,  a farlo nell’impazienza fra cielo e terra e fra terra e mare. Thea girava, girava e in quel Luogo ebbe a crearsi un imbuto di vento, un filo contorto di segno poi divenuto, col tempo, un grosso spago, colmo, intrecciato dai tanti fili colorati, era arricciato, tessuto su se stesso.

Quel groviglio di filo andò a raccogliere quanto vi era intorno sparso, disordinatamente, e, altrettanto disordine ebbe a moltiplicarsi, a prendere strana forma di vento.

Tutto accadeva lì, proprio lì, in quell’intorno di fili.

Le svariate povere cose con brandelli di segni, già dal nulla sortiti, iniziarono a prender forma, suono, e s’andarono aggrumando prima, separandosi poi nel diversificarsi. Thea faceva tutto questo per me uomo e nel silenzio di quel grande frastuono. Così è che, danzando,  creò per me il mondo, e, nel distribuire poi gli elementi e nel concedere a me uomo le sue regole, unì il suo disordine e quel tutto in uno stretto legame.

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PPPP

Categoria: racconti
Pubblicato: Martedì, 15 Maggio 2012
Scritto da Francesco Pasca

PantaPescePataPasca in OU-LI-PO.

 

in una scatola scritta non è da escludere di trovarvi il non significato per l'incanto di un "non comprendiamo", ma vi è qualcosa di più: è come dirigere la manovra di un'escavatrice, manovrare il suo congegno utilizzando un sonetto del Petrarca.

(da il Gesto-Giano:idea di fili senza spessore edito da Lupo)

Molti credono che l’oggi non è il ricordo di ieri e che domani potrà essere quello dell’og­gi. Nasce così, per quei molti, l’idea del che serve applicarsi, sforzarsi, provare e non distrarsi. Pensano: “Si vuol forse ridurre il tempo ad essere immobile?”. Per Fiato, un oggi è già il passato, e, del suo fare, vuol parlare con quell’oggi. Tutto que­sto può indicargli lo zoppo che indietreggia.
Questo è il suo impossibile. [...]

Il Sonno porta in ambienti già per­corsi, in libri già letti, in immagini già pronun­ciate coi loro segni e colori. Con il sonno ritorna l’immagine della dimenticanza, di un passato creduto mai trascorso. I rifugi sono quelli di un te, bambino, e si delineano tra le righe di una pagina su cui si scrive-scriverà.

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scolpire il suono

Categoria: racconti
Pubblicato: Mercoledì, 25 Aprile 2012
Scritto da Francesco Pasca

Si può scolpire il suono?

Ovvero viaggio fra le vibrazioni di un canto appena svegliatosi dall’inanimato

(nello studio di Antonio De Luca)

 

di Francesco Pasca

 

In una domenica dal clima di un appena strana primavera del 2012, ma con i colori già affermati dai verdi brillanti, dai rossi del papavero, dal giallo o dal bianco delle pratoline-margheritine o di altre asteracee dai caldi colori, sono stato nei luoghi della pietra sonora. Gli sperati menhir si sono lasciati nuovamente "riscrivere" dall'occasionale di un suono. Quel vibrare può essere stato prodotto dalla mia o sua favorevole predisposizione all'ascolto o dal generarsi.
Qualunque sia stato il mio o il loro silenzio nulla può avermi indotto a non assecondare il dettato da quel suono. Nessun capriccio di vento a me contrario ha impedito di capire il perché ed il come in quel Luogo avveniva, anzi, con forza ed idea ne ho tratto ulteriore beneficio d'ascolto. Mi son trovato come Benigni e Troisi in una nuova avventura da: “non ci resta che piangere”, (di gioia) e catapultato in altro tempo nelle campagne di Galugnano di Lecce a riscrivere “la lettera a Savonarola”. Sono giunto al seguito di un giovane Spaniel Breton saltellante e da Maurizio Nocera che ci guidava. Sono giunto dapprima nei pressi della chiesetta della Madonna della Neve, poco più in là il laboratorio dei suoni di Antonio De Luca, dello scultore sonoro. Sono giunto con gli amici esploratori alla ricerca di scritture nascoste.
Ho sostato, per il tempo di un veloce osservare, nella piccola costruzione medievale fortemente rimaneggiata ed ampliata dell’antica S. Maria de li Pisanei. Ho ravvisato le vistose cicatrici arrecate. L’ho percorsa nei tre ambienti così come succedutesi nel tempo. Particolare è stato il mio sostare nell’ambiente di tardo stile romanico dall’ormai scomposta lettura, dalla cancellazione persino di un porticato. L’irreparabile l’ho descritto mentalmente, l’ho ravvisato e non solo come danno dei nostri giorni, ma di quanto già voluto anche nel cinquecento.
A pelle si è sentita ed è stata palese l’esigenza di quell’inutile distruggere e del non saper, poi, rinnovare. S’avverte tuttora e permane la frenesia nel non saper guardare e fare.

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