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il cappello

Categoria: racconti
Pubblicato: Venerdì, 29 Giugno 2012

Datemi un “cappello” e vi solleverò il mondo,

“quando, lo dico io.”

 

di Francesco Pasca

Date un “cappello” e il nuovo possessore ne farà il migliore degli usi. Date un grado appena visibile su quel “cappello” e lo vedrete trasformarsi in un grado degno di un condottiero. Date l'autorità e vedrete un’autorità nonché l'abuso.

Sin qui niente di nuovo sotto il sole, è il quotidiano da prendere come pillole di saggezza. Di solito scrivo racconti e, così come ho imparato e gusto. Lo faccio  con ciò che, comunemente, è l'ingrediente minimo per uno scrivere, con la magia di un tastiera o di una penna. Lo faccio con il surreale o il nonsenso, con quanto può essere ricondotto al classico: Non e' un capello ma un crine di cavallo uscito dal …, e, a volte, faccio assumere valico da ottenere la paziente costruzione di quel non reale. Questo pregiudizievole e per me piacevole e ingannevole intoppo non mi ha mai impedito di scrivere sul quotidiano, sul reale-reale, sul vissuto. Per questo, è dell’avventura quotidiana che voglio parlare, della mia personale avventura generata per aver un disturbo visivo all'occhio, al mio guardare "sinistro”. La necessità ha costretto me a varcare per più di qualche giorno il cancello della pratica per curarlo, dell'Azienda Ospedaliera di eccellenza del nostro profondo Sud. Solerte come sempre e con dovuto appuntamento mi sono presentato al cancello, al valico di frontiera del chi è nel bene e nel male e fra chi dona e riceve, fra chi amorevolmente fa visita o si cura.

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Cecità

Categoria: racconti
Pubblicato: Lunedì, 04 Giugno 2012

Cecità.

Storia in un giorno di acqua e anice.

di Francesco Pasca

Mi hanno parlato di faglie che “scorrono” e di “continenti” che si accavallano. Mi hanno detto della “Pangea” di ciò che prima era unito e poi dell’allontanamento da un sé, da qualcosa che ha deciso di prendere le distanze, acquisire le differenze, staccarsi dall’anonima configurazione di un tutto e diventare invece il più di tanto. Mi hanno edotto sul nucleo che è fuoco, che il fuoco trasforma e che l’aria ossida i metalli, che l’acqua è anche fuoco e porta con sé le parti di un tutto e che tanti altri elementi generati si ricombinano con altri ancora non per solo sommarsi ma per aggiungersi ai tanti. Mi hanno detto che si scontrano non solo le faglie ma anche ciò che è infinitamente più piccolo e se violentemente costretto a collidere quest’ultimo nello scontrasi genera la formula dell’ E=mc2. Ho letto di altre formule che attendono a nuove energie. Ho fatto meraviglia delle mie visioni e delle mie illusioni conoscendo non solo nelle favole la Fata Morgana. Mi hanno “convinto” che esistono guerre e mezzi intelligenti per attuarle e rassicurato della loro potenza e sicurezza chirurgica. Non ho saputo sorridere alla “intelligenza” di chi mi sottoponeva l’imbecillità. Ho viaggiato sulla palla di cannone insieme al Barone di Munchausen e il mio gemello sulla terra si è nel frattempo invecchiato.

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tarà

Categoria: racconti
Pubblicato: Mercoledì, 23 Maggio 2012

La Taranta

Che fa:

Ta- -Ta -ta-tatà- -tarà--ZZà.

Canto per Otto zampe e una mandibola.

di Francesco Pasca

È di questi giorni, alla fine di maggio, l’osservare il transito in cielo, di sera, ad ovest, della costellazione dei Gemelli nell’aura della Luna crescente. Appena poco prima, la luce si è portata via la costellazione del Cancro e, seguendo l’eclittica, si vede Giove e Venere tramontare. L’apparire del buio è con la breve parentesi delle immagini di Marte e Saturno.

Un bel cielo quello osservato sul finire di maggio e i nostri vecchi già si odono raccontare l’avvento dell’estate annunciandolo con il detto di sempre: “sta scarfa la petra”. La pietra dunque ha già iniziato a scaldarsi e con il suo scaldarsi ha rimosso dal sonno, anche per questo anno, la vita animale gelosamente conservata. Anche le piante da seme proseguono il loro già risveglio e s’incamminano lungo il percorso della doratura che dà il Sole. Il grano oltre che cambiare colore cambia anche il rumore, è più colorito nel segno e nel suono. Tutto inizia come nel  primo libro del Codice Ermetico, Il Pimandro, inizia come la visione di Ermete. Vi è il Dio-Creatore e Padre che ha necessità di rivelarsi alla sua creatura preferita.

La sua presenza diventa necessaria affinché l’uomo non si senta solo e abbandonato. Aggiungo alla sua la mia visione e mi chiedo: Ma chi è Dio? Perché cosi indispensabile la sua rivelazione e in che modo potrebbe rivelarsi?

Come tutte le cose rivelate queste, suppongo, si trasformino e, i prescelti, avranno gli strumenti per coloro che sapranno ascoltarli. Questo sarà il cammino, dunque, da intraprendere e sarà come quello dei passi di un suonatore di tamburello. Sarà l’onomatopeico rappresentare retorico, tratto da un susseguirsi di suoni linguistici di un rumore-suono associato all’idea divenuta iconica, sarà il rimando al fono simbolismo, persino, diverrà il rimando alle origini del mondo.

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