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Categoria: Uncategorised
Pubblicato: Martedì, 19 Marzo 2013

 L'Altra scrittura

di Francesco Aprile

L’α Thea. Uomo di Nazareth, è l'ultimo libro di Francesco Pasca. Sarà presentato mercoledì 20 marzo 2013 alle ore 17:30 presso la sala conferenze dell'ex Convento dei Teatini, a Lecce. Intervengono, alla presenza dell'autore, Maurizio Nocera (scrittore) e Antonietta Fulvio (direttore editoriale Il Raggio Verde)
Colophon
Una pietra da scagliare, un lago, ancora un fiume, al contempo letto e foce e sorgente. Immagini da scorgere emergono diverse dalle parole, perché figlie d’immaginari che si diramano e confluiscono sfogliando via via lettera dopo lettera, dimensione dopo dimensione. L’idea che scaccia la pietra nel lago nel fiume al contempo una e molteplice. C’è un gioco di parole nell’opera di Francesco Pasca, ultima uscita letteraria “L’α Thea. Uomo di Nazareth” edita da Il Raggio Verde. Parole come numeri, tasselli intricati incastrati nell’idea che logica s’assottiglia nella scansione del rigo. Autore che ha fatto parte dell’esperienza letteraria della Singlossia, mette in circolo parole, in questa ultima uscita editoriale, che attingono alla ragione come matrice prima della creazione che tenta, attraverso un processo identificativo, di porre in relazione l’Io-Dio nell’espressione autorale del D(Io) in uno scorrimento letterario a metà fra la dimensione dello Zaratustra nietzscheano ed uno Streben fichtiano che intercetta l’opera di Pasca inchiodandola nello sforzo della pratica letteraria tentando quell’identificazione D(Io) nell’infinità ultima dell’Io, fichtiano, assoluto, che torna a sé. C’è questo tentativo nell’opera di Pasca, questo sforzo, questo streben a diramarsi e tornare a sé, a districarsi e accorparsi, in un luogo, quello letterario, che è un mondo in cui l’autore cuce le sue trame e questa tensione dislocandola in un tempo indeterminato che calca le Sacre Scritture inserite, appunto, in un indeterminato temporale che le destina allo sforzo interiore dell’identificazione D(Io) che permea il tessuto narrativo. Il libro si presenta con in copertina un’opera visiva di Massimo Pasca, intitolata “Non ho mai avuto un diario”, uno spaccato visivo che manipola elementi quotidiani di vita vissuta attorniati nella manipolazione critica ed allo stesso tempo ironica, che spesso sovverte e mette in crisi, di elementi appartenenti alle tematiche del Sacro, o che ad esso richiamano, sfigurando l’agglomerato contemporaneo di segni che ci avvolgono in un magma estremo e soffocante.

la pietra di carta

Categoria: Uncategorised
Pubblicato: Lunedì, 11 Febbraio 2013

La pietra di carta

 

 Tempo fa scrivevo ad un amico:
come ben sai non ho molto da fare. Ora che è estate ozio guardando il mare. Non godo del mare, o meglio, mi piace il mare come lo era da me vissuto una volta quando m’appariva tanto dinamico e utile quanto il mio mulinare o, per ancora meglio dire, quanto lo era il vortice che riusciva ad adattarsi a quel mare.
Roba d’altri tempi. Oggi mi accontento di guardarlo con la diffidenza di chi non ricorda e non più riconosce.
Quindi, eccomi qui a scrivere che è come oziare.

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Lao - Bambola Diversale

Categoria: Uncategorised
Pubblicato: Mercoledì, 16 Gennaio 2013

"Lao” Diversale

bambola di Contrada Li Cuti

di Francesco Pasca

 

La verità di ciò che si asserisce si ricava dal provare la falsità dell'opposto e, se le quantità sono uguali, la retta sia sempre retta non curva e l'impossibile sia dunque il suo contrario.

Il prodotto di tale asserzione è insita nel gioco e il giocattolo ne è il suo prodotto spesso dato dal caso e dal poi possederlo. Quest’ultimo fa nascere il bizzarro pensiero; il come sarebbe potuto esserlo se fosse stato dettato dal conscio o il come, se a disporlo, in quel caso, fosse stato il mero cadere addosso verso l’idea di un precipitare di Luna. Un’idea parrebbe così strana che, strapperebbe il sorriso a chiunque e, per chi scrive, invece si fa seria e se ne dispone l’animo ad essere esaminata tra la possibilità di una vera gravitazione verso l’idea, il precipitare di Luna che, è verso la Terra.

Del caso è qui il narrare e lo è anche per quel che vi è di fortuito e oggi palesato con lo scriver di bambole. È questa l’essenza di ogni accadere e spesso se ne fa congettura anche sopra gli effetti.

Domanda è: Può il caso, per ogni sua forma o in tutti i suoi giochi far assumere l’impossibile del prevedere e quindi anche del raccontare?

Oppure, così è quel che si crede riposto per caso o affiora e ne diventa la storia?

Ho proposto d’affrettare quindi la storia e, a gennaio, Diversalità entra nel suo terzo anno solare con l’annualità 2013. Il 2012 che, ne è stato il suo parziale coi suoi dodici numeri, ha colmato la prima di otto e oggi è al suo ventunesimo di quei Fogli, ne fa la differenza. Della prima si son raccolti gli otto mesi del suo finire, della seconda quel che appena s’affacciava con il suo primo che, ne è il ventunesimo. Dell’ultimo Foglio il titolo e il suo scrivere s’è voluto con nome di: LAO-Storie di Bambole.

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