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sù-bi-to ... su-bì-to

Categoria: cinema
Pubblicato: Venerdì, 25 Aprile 2014

E …

Se il sù-bi-to non fosse il su-bì-to

 

di Francesco Pasca

«Tu non conosci il Sud, le case di calce/da cui uscivamo al sole come numeri/dalla faccia d'un dado […] Una funesta mano con languore dai tetti/visita i forni spenti, le stalle in cui si desta/una lanterna o voce impolverata. /Come da un astro prossimo a morire/s'ode un canto dai campi di tabacco. /Sulle soglie, in ascolto, le antiche donne sedute […] di pochi fatti che/rileggiamo/più volte, nell'attesa che ci dia/tutte assieme la vita/le cose che crediamo di meritare (V. Bodini)

Tu che conosci il SUD … Sono le nuove “Foglie di tabacco” quelle “cose che crediamo di meritare”, che già erano del 1945? Tu che guardi, che conosci realmente il SUD, lo erano o sono:” le antiche donne sedute”? Tu che non vuoi nascondere il SUD, sebbene è, sia già da sé tanto nascosto, perché sono, erano: “tutte assieme la vita”, la nostra vita? Oggi sono la probabilità di una ripresa, ma, può essere l’identica a quella sperata nel lancio di un dado? L’abbraccio di un dado? Nell’affermato di un tempo veduto dall’alto, l’inizio di quel tempo è posto in un Paradiso d’incontro, nel loro inizio a due.

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la bell'addormentata

Categoria: cinema
Pubblicato: Lunedì, 10 Settembre 2012

Tutti “Belli” e “Addormentati”

 

di Francesco Pasca

Di Vita e di Quotidiano si vive, così si ammala e muore l’uomo. Sono questi i fattori, da sempre, riconducibili a qualcosa che tocca noi da vicino e a volte si manifestano come “Fiaba”. Come tutte le fiabe, a qualsiasi cultura appartengano, hanno elementi comuni (protagonista, antagonista, ostacolo da superare, aiuto esterno ed estremo, obiettivo da raggiungere).
Siamo pertanto portati ad essere tutti Alice nel paese delle meraviglie, siamo tutti addormentabili o già addormentati. Per questo, vita e fiaba hanno caratteristiche analoghe come l’indeterminatezza. Il linguaggio utilizzato per descrivere è sì da narratori, ma per il popolo, e, per il popolo, si deve essere semplici e diretti.
Ieri sono stato al cinema, ad intrattenere il mio tempo con l’ultima opera a firma di Marco Bellocchio. Ho riletto, a mio modo una “fiaba”. Di quel quotidiano ho rammentato le frequenti prese per mano con: «Cammina, cammina...», «Cerca, cerca...».
Nel leggere quelle sequenze ho pensato che il tempo deve avere caratteristiche proprie e particolari, infatti, nel mio “sogno” non aveva ragione di esistere il tempo, per questo non ho potuto posizionarlo in un periodo preciso o impreciso e, non a caso, l’ho ricordato con «Tanto, tanto tempo fa...», «C'era una volta … in un paese lontano... vicino, vicino …».
Il percorso da me fatto è stato un rito d'iniziazione. Ho pensato - siamo tutti nati e già predisposti per essere o diventare “belli” e “Addormentati”, per subire l’ardire di essere nati.

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The Artist

Categoria: cinema
Pubblicato: Sabato, 17 Marzo 2012
Scritto da Francesco Pasca

The Artist è

La voce del padrone

di Francesco Pasca

 

Si vuole che il bianco ed il nero siano uniti dal loro improbabile, siano il formato dell’immagine primordiale, poi, eccoli uniti nel muoversi, processati nella nostra fantasia come il susseguirsi di un movimento, poi ancora che s’affacciano nel nuovo realismo o nel reale reale, oppure in quello fatto di fumo, di alcol, di sesso, di espressioni marcate da volti e dalle loro pause, dalle ansie e paure. A volte si piange, e che lacrime. Si accappona la pelle, e che brivido, che paura. A volte solletica, e che rossori. In questo susseguirsi ci ritorna ancora e sempre fantastico come degno di un nuovo realismo o di un ancor più nuovo noir o ancora come un orgoglio quasi irrazionale.

Là, nel B/N, è che si coniuga l’emozione con la Storia. Nel 2011 con The Man Who Wasn't There (L'uomo che non c'era), Usa, 2001 di Joel e Ethan Coen ci hanno raccontato e convinto che tutto questo discorso non è che il bluff del cinema, che tutto è da trovarsi nella poetica dei paradossi del reale. Per chi sa di colori, il bianco sa che è somma, e, con il nero, il non colore, questi estremi di luce s’accompagnano sino alla negazione degli eventi da loro generati o s’affacciano a nuove possibilità, s’amalgamano in strane e meravigliate forme, generando così uno strano colore-calore. Per definizione divengono lo scrivere di un’emozione prospetticamente infilata nell’imbuto della nostra Storia. In cinematografia, la fotografia si riprende così quel che, per il suo archetipo è l'anacronistico del ciò che è muto e parla del passato, si fa restituire la forza eletta dal Vero.

Nel mio ozio sono stato a prendere visione di The Artist. Ho assaporato la delicatezza del B/N.

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