
UNIverso
Itinerari leccesi
LECCE - Itinerari per (Capone Editore)
Sarà disponibile dal 3 dicembre 2014 Lecce, mirabili itinerari (nei quattro portaggi, tra luoghi e personaggi, aneddoti e curiosità, storia e leggenda), di Silvia Famularo e Luigiantonio Montefusco. Presentazione di Rino Bianco.
"[...] L’immagine di Lecce “città d’arte”, come centro urbano ricco di storia e monumenti, non è recente essendo stata riportata da uomini di cultura e della nobiltà europea che si sono avventurati nel sud d’Italia nei secoli dei grands tours. Pioniere è stato il filosofo inglese George Berkeley che scrivendo ad un suo amico del suo “Viaggio in Italia” riferiva dell’esuberanza architettonica di Lecce: “la più bella città italiana si trova in un lontano angolo del tacco…è, per i suoi ornamenti architettonici, la città più fastosa che abbia mai visto.
[...] Attualmente gli itinerari di visita del centro storico di Lecce si dipanano da Porta Napoli (Porta San Giusto), Porta Rudiae e Porta San Biagio lungo le direttrici, rappresentate rispettivamente da via Palmieri, via G. Libertini - corso Vittorio Emanuele II, via dei Perroni -via F. D’Aragona , corrispondenti ad assi viari dell’impianto romano, che convergono verso il cuore della città: piazza Duomo e piazza Sant’Oronzo (piazza dei Mercanti fino al 1871).
Simeone!
Simeone!
Ovvero, del filo narrativo tra Mito, Realtà e Storia.
di Francesco Pasca
Chi mi ha parlato recentemente di un ispanista, di Oreste Macrí? No, non importa saperlo, desisto dal ricordarlo o chiederlo. In un parlare frettoloso non si comprendono i particolari di quella citazione, anzi si dimenticano ed è meglio. Ho, è rimasto comunque un vuoto, la necessità di scorrere lungo quel filo lasciato nel mio remoto pensiero e ne scrivo.
Il vuoto di un perché. Nei giorni passati l’opportuno è stato prendere, leggere di Simeone. Preciso meglio il tempo. Al Fondo Verri, Lecce via s. Maria del Paradiso, si tenne un incontro con Massimo Sani, uno dei registi documentaristi del cinema storico italiano. Mauro Marino fu con Maurizio Nocera l’organizzatore di quell’istruttivo incontro conclusosi nell’altrettanto utile e con lo storico documentario che, per detta di Massimo Sani, in una “strana” e voluta disputa fra l’Italia e il “resto del mondo” per diritti di copyright, la Germania nel XX ’69 se n’era infine accollato l’onere di pubblicare e trasmettere in etere. Di quello “strano” contendere ne ho, naturalmente, compreso le ragioni. Tutte italiane.
Al termine della visione ebbi a lanciare una provocazione. Ma non si rivelò fruttuosa. Non fu colta per la mia non del tutto ortodossa introduzione al problema. Oggi, nel tentativo di riacciuffare il maltolto o meglio il maldetto mi cimento per la seconda volta. Dapprima parliamo quindi di Storia e di chi fa Storia e anche di come si fa Storia ed ancora come ci si arriva alla Storia.
La nota “dei come” e “dei chi” si farebbe lunga, lascio ad ognuno di noi la facoltà di sopperire con una qualsiasi di altre specificazioni.
Per quel che dirò, sicuramente, la nobile Signora Storia si mostrerà con i suoi anni e con tutti i meravigliosi difetti, con quel che prima era stato nascosto dal fondotinta della scrittura per le scelte e del poi suo raccontarsi, con il mostrarsi a noi nuda o vestita con il solito abito dell’Imperatore. Rileggere quella Storia non è solo studiare per ricordare.
Non ho mai amato prendere appunti, ho fatto sempre conto di quel che ho poi ricordato. La certezza è stata in un quel che si riannoda e ch’è utile d’attenzione. “Il resto è noia, noia, noia.” In quella serata al Fondo Verri, il documentario intervista con l’altra Signora, la Letteratura, s’è a me presentato nel bianco e nel nero, con quel che solo un non colore può dare. Certamente non per sola colpa di chi documenta in fatti ed immagini. Il Sani ha dovuto certamente avvalersi di documenti, di ciò che all’epoca erano stati o erano i “visibili”.
ZERO
L’anno ZERO
di Francesco Pasca
Dicono: tutto quel che nasce è destinato a morire. Non dicono: tutto quel che nasce ha ragione di nascere e desiderio di altri farlo morire. Quale apporto alle premesse per un Anno dichiarato ANNOZERO?
Sebbene certo della non immediata risposta, nell’inesorabile tutto decrepito rimestato panorama del volutamente possibile, la Scrittura ha necessità di alimentare e/o autoalimentarsi nel Suo non essere mai stato inizio di qualcosa o morte per altre. Dal detto, che non è il fatto, non resta che assecondarne lo ZERO, ch’è il suo stesso paradosso, quello destinato ad appartenere e a radicarsi in un mondo fatto per dare sempre necessità di un inizio creduto creato dal nulla. Persino le grandi Cose dell’Universo hanno avuto necessità di caratterizzarsi con un istante particolare, inizio di contenitore in contenitori e con la possibilità di un evolversi in una somma indeterminata di altrettanti eventi. L’evento quindi si attende, si subisce e si classifica, si deposita con gli ulteriori eventi in quel che è il non secondario paradosso chiamato Storia o Tempo.
L’assunto è l’iniziale, è il tutto in quel dichiarato Storia o Tempo oppure il Tempo ch’è solo inesorabile Tempo o ancora Scrittura del Tempo, di quel che è e vuole essere definito maldestramente “racconto” sia esso stato per essere descritto destro, mancino o rovescio o mal/rovescio. Per Diversalità, per quel che è già nato e del perché destinato da altri a morire, si scrisse, si è scritto, fu il contenitore dopo contenitore. Infatti così ne narrai del febbraio del 2011. “Era già un po’ di tempo che gironzolava, fra me e Maurizio Nocera, l’idea di un foglio poetico, quando poi nel febbraio 2011 con lo stesso Nocera e con Francesco Carrozzo si iniziò a parlarne convinti e nessuno di noi prevedeva, né pretendeva che una qualunque azione intrapresa potesse diventare una pratica certa, almeno tale da essere duratura nel tempo.” Quindi, il massimo di quella convinzione fu volta a definirsi e sperarsi nell’arco di un indispensabile.
Sembrò allora il “contemporaneo”, lo è tuttora. Per questo torno ad inserire l’arguto disegno di Melanton, l’Immagine di una Luna d’inchiostro e il fiorire fra le mani l’Albero, quel che si scrive, le Parole. Sembrò allora la meraviglia per quell’inizio determinato fra Mente e Scrittura ma era l’inconsapevole già contenuto e da addizionare nella stessa Mente di quel che si sarebbe fatto, divenuto Scrittura. Quel che si asseriva non avveniva affatto nell’inizio, né per il solo inizio, bensì nel numero già ottavo per quell’anno DiVersale e, a quel tempo, la cabala attraeva, era (l’ottava) meraviglia, l’otto-8/il prospettato Uni-Verso ∞ e dava ampia possibilità di divagare, di ricreare nel rigenerato, in quel che si doveva.